
Archy ricorda con piacere i primi giorni di vita, quelli in cui si respira piano sotto le coperte e ci si può lasciare andare al sonno. Sono giorni in cui ti senti fragile e forte insieme, nascosto dal resto del mondo e in attesa di uscire. Poi, quando è morto suo padre, tutto è cambiato. Suo padre era un ladro. Ha rubato tre volte nei campi di Zò e alla quarta l’uomo l’ha beccato e gli ha sparato in pancia. Poi gli ha strappato la gallina che teneva in bocca e lo ha legato al palo del recinto come avvertimento. Ora sua madre è disperata e non fa altro che domandarsi come e chi crescerà i suoi figli, che lei definisce figli di nessuno. Di notte sua madre esce dalla tana per andare alla ricerca di qualcosa da mangiare. Di giorno, poi, cerca di riposare per qualche ora. A volte, se riesce a trovare qualcosa di particolarmente prezioso, si reca a barattare cibo con la volpe Solomon, l’usuraio del bosco. Ogni tanto Archy scorge la madre seduta in cucina mentre fissa il vuoto. Si liscia i baffi e continua a sospirare, come se parlasse con qualcuno. Quando si comporta in questo modo, Archy capisce che c’è qualcosa che non va e che la madre non sta bene. Allora ha un po’ paura e si auguri che tutto passi. La madre non fa che ripetere ai figli che non devono ammalarsi, perché non ha i soldi per portarli dal dottore. Tra i suoi fratelli, c’è Leroy che è il più forte di tutti; c’è Otis, che è l’unico a non essere ancora sceso dal letto. Le femmine lo prendono in giro per questo. E poi c’è Louise, che non fa altro che lisciarsi il pelo e chiedere conferma della sua bellezza. Vuole sapere dal fratello se la sua bellezza è superiore a quella della sorella Cara e della madre. Archy, a forza di ripeterle che bella lo è davvero, comincia a esserne sempre più convinto e, forse a causa dello sbocciare dei suoi istinti- dopo tutto è pur sempre una faina- la sorella a poco a poco smette di essere ai suoi occhi una di famiglia e si trasforma in un irresistibile mistero...
Una trama decisamente singolare - la storia di una faina zoppa che impara a leggere e a scrivere, fa la scoperta di Dio e dei misteri dello scorrere del tempo e della morte - per un esordio letterario che stupisce. Stupisce soprattutto perché Bernardo Zannoni mostra una padronanza della parola, della scrittura e dello strumento narrativo che è sorprendente per un esordiente. Zannoni racconta di un gruppo di animali - l’autore spiega di averli scelti perché “un animale, in ambito narrativo, è un elemento più flessibile. Gli animali riescono a muoversi attraverso la trama con una facilità che i personaggi umani non hanno” - e li fa agire nel loro più consono ambiente: il bosco. Insieme conducono un’esistenza in parte umanizzata. Si scaldano accanto a un fuoco seduti sulle sedie e si dedicano ad attività prettamente umane, come la cucina. Conservano anche, tuttavia, le loro caratteristiche precipue: sono privi di coscienza, seguono l’istinti e non hanno la cognizione dello scorrere del tempo. Archy - la faina zoppa protagonista del racconto, venduta per una gallina e mezzo all’usuraio di turno, impersonato da una volpe - avrà la possibilità, proprio grazie a chi ha acquistato il diritto di fare di lei ciò che preferisce, di imparare a leggere e di accostarsi a concetti fino a quel momento ignorati, primo fra tutti quello della morte. Zannoni racconta gli animali uscendo dagli schemi cui secoli di favole li hanno imprigionati: il cane non è solo l’animale fedele per eccellenza, così come la volpe non è esclusivamente furba. Scegliere una faina come protagonista, poi, risponde al desiderio di attribuire una certa luce a un animaletto generalmente trascurato e farne strumento attraverso il quale affrontare un discorso ampio e articolato che verte soprattutto sull’importanza della parola, strumento principe attraverso cui raccontarsi e raccontare. Archy, attraverso la volpe Salomon, prenderà atto della mortalità della vita e della possibilità di affidarsi a Dio per trovare il lui una risposta che possa rassicurare e fornire una speranza, per quanto flebile, di salvezza. E la scrittura, in un simile contesto, diventa l’elemento capace di dare un senso di continuità. Le parole, infatti, una volta scritte, sono immortali e restano un chiaro segno del nostro passaggio sulla Terra. Una storia profonda, che si interroga sui temi universali legati all’esistenza, narrata in modo singolare, avvalendosi di una scrittura evocativa e originale. Un ottimo esordio per un autore del quale si spera di leggere presto qualcosa di nuovo.