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Intervista a Juan Cárdenas

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Il critico d’arte e scrittore colombiano Juan Cárdenas è vissuto per molti anni in Spagna, e solo da qualche anno è tornato a Bogotà. Davanti ad un caffè nella lounge di Più Libri Più Liberi 2018 è questo l’argomento da cui partiamo per la nostra chiacchierata. La tregua con le FARC, i cambiamenti politici e sociali della Colombia di oggi, che scopro lo preoccupano non poco. Poi è il turno del suo primo libro tradotto in italiano, una storia surreale e molto ballardiana che cerchiamo di analizzare insieme.




Raccontando la chimica del corpo racconti anche la chimica dei rapporti umani, la chimica del mondo?
Credo che sia più che altro un’intuizione. Il fatto di essere cresciuto in una società nella quale la cocaina era letteralmente inserita nel tessuto sociale mi ha fatto riflettere su come la chimica del corpo influisca sul sociale, su come alteri le logiche della corporeità e del desiderio. Questo mio background mi rende in qualche modo più consapevole e attento di altri alle dinamiche del corpo, ma quello che genera la droga è solo uno degli stati possibili. C’è da una parte la liberazione data dalle droghe ma dall’altra la dominazione, il controllo sociale.

Che mondo e che tempo sono questi di Ornamento?
Al centro c’è la questione dell’anacronismo, un fenomeno che mi interessa molto, in quanto tale. Gli spettri di un passato che sembra morto irrompono invece nel presente, e così fanno anche i fantasmi del futuro e a causa di questa collisione è come se il tempo saltasse in aria, venisse in qualche modo fatto a pezzi. Non so bene specificare in che tempo è ambientato il mio romanzo. Forse una risposta facile sarebbe dire che è ambientato nel presente, perché è nel presente che stanno accadendo queste cose. Ma probabilmente più che fissarle in un tempo preciso è interessante che le cose in Ornamento accadono sempre controtempo.

E in questa atmosfera controtempo del tuo romanzo, quanto c’è di estetica fascista?
Già decenni fa alcuni pensatori illuminati - per esempio Pasolini, Foucault, Deleuze - avevano avvertito che il fascismo stava prendendo tante forme diverse per prevalere nella società. Il mio libro cerca di esplorare un luogo in cui apparentemente la gente si dovrebbe sentire più libera, che è quello dell’estetica. C’è questa idea secondo cui la nostra sensibilità estetica è un terreno di scelta molto più libera: in realtà il fascismo lo ha già colonizzato, questo territorio, lo abita, lo occupa.

In ornamento sono molto importanti i personaggi femminili. Che donne sono le donne del tuo romanzo?
E proprio questo il concetto: mi interessava la sensibilità femminile come spazio di colonizzazione del fascismo. Si tratta io credo di uno spazio che il fascismo storicamente non ha colonizzato del tutto, ci sono molte linee di fuga. Il crimine non è stato perfetto, diciamo. Mi interessava quindi esplorare quell’ambito perché intravedo proprio lì la possibilità di un futuro diverso.

Questo modo tutto sommato minaccioso in cui guardi alla sperimentazione clinica che la fa sembrare più vivisezione che ricerca da dove ti viene?
Non lo so. La scienza mi interessa moltissimo, mi interessa la medicina e la comunicazione scientifica, vedere anche come circolano nella società. Mi sembra però che le pratiche della scienza e della medicina non abbiano perso mai il contatto profondo con l’alchimia, con la trasmutazione magica del mondo.

Qual è il lettore perfetto per il tuo romanzo?Perché dovrebbe leggerlo?
Voglio credere che leggere Ornamento abbia lo stesso effetto orgasmico della droga di cui racconto nel libro.

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