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Delitto in Cornovaglia

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Boscawen, Cornovaglia. Il reverendo Dodd è alla finestra del suo studio e guarda fuori, nel buio. È il vicario della chiesa di St. Michael on the Cliff ed è un uomo a cui piacciono le comodità. Ecco perché, mentre fuori le raffiche di vento, provenienti dall’Atlantico, scuotono gli infissi delle finestre e la pioggia cade a scrosci, sorride osservando il bel fuoco scoppiettante nel camino e il bagliore che l’abat-jour diffonde sul sedile della sua poltrona preferita. Al centro del tappeto, davanti al camino, c’è una cassetta di legno sistemata tra due poltrone. Il dottor Pendrill sta per arrivare, per il loro consueto incontro del lunedì sera. Nessuno dei due se lo perderebbe per nulla al mondo. In un piccolo paese isolato come il loro, quell’abitudine di incontrarsi per rovistare all’interno della cassetta di legno, estrarne i libri contenuti, leggerne i titoli e dividersi il bottino è davvero linfa vitale per entrambi. Da anni il dottore e il vicario assecondano la loro passione per le storie di delitti e non nascondono la loro ammirazione nei confronti di quegli autori capaci di tessere intricate ragnatele, aspettandosi poi che i lettori ne districhino l’intreccio e scovino il colpevole. In particolare, il reverendo è abilissimo a trovare le più piccole incongruenze nascoste nelle prove e a seguire astuti metodi di indagine, aiutato da un intuito formidabile. Quando, terminato il rituale della divisione dei libri, i due passano ad una conversazione riguardante ciò che si racconta in paese, il discorso cade sul giovane Ronald, un trentenne raffinato e sensibile, con la perenne aria smarrita di chi vive con la testa perennemente immersa nel proprio lavoro. Ronald è uno scrittore e, a detta del vicario, sta rifinendo il suo romanzo di guerra. Fuori, intanto, continua a piovere violentemente e, all’improvviso, la conversazione tra i due viene interrotta dall’insistente squillo del telefono. Il dottore è richiesto con urgenza a Greylings, l’abitazione dei Tregarthan. Julius Tregarthan è stato ucciso…

Un villaggio di pescatori - vividamente descritto dall’arguta penna di John Bude, pseudonimo di Ernest Carpenter Elmore, scrittore vissuto nella prima metà del Novecento, autore di oltre trenta romanzi polizieschi e uno dei fondatori della Crime Writer’s Association - nel quale è difficile che accadano avvenimenti eclatanti e in cui, per ammazzare il tempo, il reverendo del luogo, vicario della chiesa di St. Michael on the Cliff e accanito lettore di romanzi polizieschi, si sfida con il suo rivale/amico, il dottore del paese. La loro è una lotta all’ultima intuizione e il premio in palio è la scoperta del responsabile dell’omicidio di turno, narrato nel libro che in quel momento stanno leggendo, preferibilmente prima della conclusione del romanzo stesso. Ed è molto spesso il reverendo ad uscire vincitore incontrastato delle singolari tenzoni. Il vicario è un attento osservatore ed ha dalla sua una “deduzione intuitiva”, un modo di ragionare in maniera assolutamente razionale, ma supportato da un intuito infallibile. Ed è l’intuito l’arma che gli consente di venire a capo di una matassa davvero ingarbugliata che, per una volta, non è raccontata nelle pagine di un libro, ma ha finalmente interrotto l’immobilità e la monotonia del piccolo villaggio. Uno scontroso, burbero, avido e riservato magistrato viene ucciso. L’ispettore incaricato di far luce sull’omicidio punta la sua attenzione su una rosa di sospettati, ciascuno dei quali pare avere, per lo meno, qualcosa da nascondere. E il reverendo è capace, per ciascuno di essi, di fornire le prove giuste in grado di scagionarli o meno dalla pesante accusa. Come nel più classico dei gialli - il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1935 - tutti gli elementi della narrativa di genere trovano la loro collocazione all’interno della vicenda: un delitto, sospetti concreti, un detective ufficiale e uno dilettante che lo affianca e, con un tocco da maestro, lo anticipa nella soluzione del mistero. Una lettura scorrevole ed estremamente piacevole; una caccia al colpevole nella quale anche il lettore viene coinvolto; un meccanismo perfettamente rodato nel quale nulla è lasciato al caso e in cui ogni indizio trova la corretta collocazione; un giallo in cui non si ricorre ad effetti speciali e non è tanto la suspense a dominare quanto la sfida a posizionare ogni tessera del puzzle nella giusta collocazione per arrivare alla sacrosanta verità.