
Il paziente della postazione numero due del reparto dialisi, il professor Emilio Rastelli, pediatra in pensione, è un uomo da prendere con le molle. La nuova infermiera Katia, per niente gradita al professore, con fare gioviale lo chiama nonno, mentre gli accarezza gentilmente il braccio libero. Rastelli, che non ama essere toccato e detesta la giovialità, ha pronto per lei uno dei suoi brutti tiri, ovvero fingere un ictus. Katia va in panico, allerta tutto il reparto finché la caposala, Anna Amatucci, arriva e sonoramente lo sgrida. Tra loro c’è un inspiegabile buon rapporto. Da qualche tempo però il professor Rastelli ha dei vuoti di memoria, degli spaesamenti: non ricorda le cose recenti, ha la strana paura di essere arrestato, perde il suo autocontrollo e chiama Irma frequentemente. Ma Irma non è il nome di sua moglie. Le ripetute fughe in auto, senza apparente motivo, di Emilio allarmano Roberto il badante e irritano la moglie, che pensa vada a trovare qualche vecchia fiamma. L’infermiera Amatucci ha chiamato per avvisare che il professore non si è presentato per la dialisi e questo può essere pericoloso nel suo stato. La moglie è esasperata e stanca, niente è rimasto della sua infatuazione giovanile per quest’uomo un tempo affascinante e desiderato da tutti e tutte. Il famoso pediatra, che non ha assolutamente voluto avere figli. Il professor Emilio Rastelli viene ritrovato, stava girando da venti minuti in una rotonda piena di traffico sul Lago di Como a ridosso delle Alpi Retiche all’inizio della Valtellina. Che ci faceva lì? E perché ci tornava spesso come a voler cercare qualcuno? Dalle crepe del suo essere escono nomi e luoghi che apparentemente non hanno niente a che vedere con Emilio Rastelli….
Il passo falso di Marina Morpurgo è un romanzo che si tinge di giallo, frutto dell’ingegno dell’autrice, ma con una cornice storica reale e ben documentata. L’influenza del lavoro di giornalista di cronaca della Morpurgo si sente, e molto. Pur avendo allungato il passo e superato il limite delle battute imposte dal giornale, lo stile asciutto, concreto e chiaro è rimasto. Arricchire scrivendo è il suo stile. I capitoli brevi sollecitano la lettura, sono datati e questo aiuta a contestualizzare la storia, con nomi che suggeriscono ciò che sta per succedere. Il fulcro sono quelli degli anni 1943, 1944 e 1945. È da questi anni che emerge la storia di due ragazzi: Giuseppe, ebreo in fuga verso la Svizzera e Antonio, giovane ed entusiasta camicia nera. Sulle sponde del Lago di Como e sulle montagne circostanti si intrecciano le sorti di partigiani, repubblichini e truppe tedesche di occupazione. La cifra dell’autrice è l’ironia, che sapientemente messa tra le righe, tra i tanti argomenti difficili come la guerra, la resistenza e la fuga degli ebrei in Svizzera alleggerisce il dramma, ma senza mai cadere nel banale. Anzi, suscita così qualche dubbio o riflessione in più. Un esempio è già nelle prime quaranta righe, nelle quali il temperamento del Rastelli viene fuori subito. La repulsione per la parola “nonno” pronunciata dall’infermiera avventizia che lui vuole far licenziare immediatamente e il suo fingersi quasi morto. Con l’avanzare della malattia del professore i ricordi riemergono e le relazioni tra i personaggi mutano radicalmente. Grande è il cambiamento della moglie, che nel corso del libro si trasformerà in investigatrice e guarderà suo marito con altri occhi. Chi è questa persona? Perché non ha mai raccontato del suo passato e perché le persone a lui vicine non hanno mai chiesto nulla? Quanto è grande il suo senso di colpa? Perché ha paura di andare in carcere e di essere spiato? La rimozione di fatti dolorosi è una realtà di tante famiglie, certi traumi rimangono sepolti nell’inconscio e solo dopo tanto tempo riaffiorano. La lettura di questo romanzo è un modo di elaborare la storia. I personaggi secondari sono ben delineati e hanno tutti importanza. L’ingegner Ghezzi - che ricalca la figura di Ulisse Guzzi, capo del comitato di liberazione nazionale di Lecco, la cui fabbrica di moto era anche una copertura. Celestina - un vero prodotto locale, burbera e concreta, montagnina, ma piena di affetto. Roberto – che prende spunto dal badante dei genitori dell’autrice, la sua mania nel vedere l’amore ovunque risponde al vero ed è proprio esilarante. La Morpurgo è un’amante dei cani e nel romanzo ce n’è uno che ha un compito importantissimo, infatti darà adito ad una situazione, non capita dal protagonista, che avrà estreme conseguenze. Irma, nominata qua e là, apparirà alla fine come coprotagonista, per un finale gioioso e chiarificatore.