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Il paese delle nevi

Il paese delle nevi

Solo nel paese delle nevi l’inverno è così freddo e la differenza si percepisce chiaramente: qualsiasi cosa si tocchi si prova una sensazione che non è possibile sperimentare altrove. Lo sa bene Shimamura, che sta viaggiando su un vecchio treno per tornare al paese e reincontrare lei, la donna che gli aveva fatto compagnia quando, mesi addietro, si era recato alle terme lasciando moglie e figli a Tokyo. Ora lei è una geisha e si fa chiamare Komako. Quando i loro percorsi si incrociano tra i corridoi dell’albergo delle terme i due non scambiano neppure una parola: piangendo Komako lo segue nella sua stanza con il cuore pieno del piacere di ritrovare ciò che aveva perduto. Shimamura rimane all’albergo per diverso tempo e in quei giorni, che trascorrono tranquilli come la neve che si posa placida ricoprendo tutto, Komako si reca spesso nella sua stanza. Ogni incontro, però, non fa altro che aumentare l’energia che trasforma il rapporto tra l’uomo e Komako in un elemento dalla forma mutevole, come una fiamma a volte temuta, altre desiderata, altre ancora tenuta viva, ma mai libera di divampare. Capitava che Komako “stringesse con i denti la manica del kimono come a lottare contro la felicità”. I sentimenti e i pensieri di Shimamura diventano ancora più indefiniti quando conosce Yoko, che lavora nelle cucine dell’albergo. È a questo punto che a Shimamura riesce ancora più difficile capire come Komako avesse potuto dargli tutto di lei quando lui non le aveva dato nulla...

Questo breve romanzo, che ha valso all’autore il premio Nobel per la letteratura nel 1968, potrebbe essere assimilato a una nevicata: come i fiocchi gelidi sono in continuo movimento ma non fanno rumore, così il racconto si snoda nei pensieri e nei sentimenti dei protagonisti, senza che nulla trapeli all’esterno. Per descrivere qualcosa di così profondo e fugace al tempo stesso, l’autore costruisce immagini di incomparabile bellezza, con una prosa a tratti assimilabile alla poesia, che conferiscono il medesimo valore ai dettagli più piccoli e alle descrizioni di più ampio respiro. Queste ultime sono dedicate in particolar modo alla natura che circonda i vari personaggi, divenendo essa stessa uno dei protagonisti, l’elemento a cui confrontare le vite di chi, mano a mano, si presenta sulla scena. Infatti la natura muta senza perdere la propria essenza, al contrario degli uomini, i cui sentimenti possono sì innalzarsi a vette elevate, ma anche cadere nei dirupi più profondi. È con queste potenti immagini che l’autore riesce a dare forma alla malinconia della bellezza.