
Cosa può significare un pling sul cellulare? Una mamma che chiede a che ora torni, un’amica che conferma l’appuntamento o ti dà buca e così via. Ma se sei single in cerca di divertimento e usi Tinder, può essere il segnale che qualcuno vicino a te ti trova interessante e potrebbe cambiare le sorti di una serata. Elise lo usa spesso, è un avvocato che si occupa di vittime e abusi, non ha tempo né voglia per una relazione e tutto sommato l’applicazione per trovare compagnia è un succedaneo soddisfacente. La serata di Elise cambia radicalmente in effetti, al punto tale che dopo un incontro rientrando in casa trova la morte, una morte terribile, squarciata da una dentiera di ferro di antiche origini. La Sezione Crimini Violenti guidata da Katrine Bratt interviene su una scena del crimine raccapricciante senza tracce utili, ad Elise seguono in pochi giorni altre due donne, anche loro iscritte a Tinder, anche loro uccise con le stesse modalità. Hole è ormai fuori dalla polizia, ha smesso di bere e ha sposato Rakel, insegna e fa da padre al figlio di sua moglie, Oleg, ed è proprio ricattandolo su dei trascorsi poco edificanti del ragazzo che Mikael Bellman, capo della polizia e in procinto di diventare ministro, lo convince a rimettere in piedi una squadra parallela a quella ufficiale, per prendere il bastardo che sta mettendo in pericolo la sua nomina…
All’uscita di Polizia, il precedente romanzo, Jo Nesbø aveva dichiarato che la carriera di Hole sarebbe potuta terminare: per fortuna così non è stato. Si dice che per capire qualcuno bisogna essere simili: non parlo di empatia ma di qualcosa di più profondo, quel qualcosa che rende un bravo investigatore (ma anche un bravo scrittore) capace di pensare come i criminali che deve prendere. Nesbø evidentemente quel qualcosa ce l’ha e lo ha riversato interamente sul suo personaggio. Harry Hole, alcolizzato redento – si sa che un alcolista rimane tale anche quando smette di bere – ha la capacità e la necessità quasi fisica di catturare gli assassini, e per farlo non ha remore a fare cose diciamo poco ortodosse. In questo romanzo, che possiamo escludere essere l’ultimo della serie, si aggiungono alla “sete” di giustizia altre motivazioni, banali forse (come può essere banale una cosa indispensabile come l’amore): il desiderio di ripagare in qualche modo quella tranquillità che ha trovato con Rakel, quel senso di appartenenza che rende completa la vita, quel senso di utilità che ha capito dall’amore che Oleg prova per lui. In fin dei conti è questo che si cerca nei romanzi seriali credo, qualcosa che vada oltre la storia gialla, il seguire la storia di questi amici di carta, il leggere cose che nella realtà ci sono precluse per ovvi motivi. Nesbø ancora una volta ci garantisce il soddisfacimento di quel desiderio.