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Intervista a Patrizia Debicke Van der Noot

Patrizia Debicke Van der Noot
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Il rischio di scrivere di Storia è quello di raccontare intrecci e personaggi che potrebbero restare castelli di carte in bilico tra spazio e tempo, anacronistici per la nostra era. Patrizia Debicke Van der Noot, invece, ci fare respirare atmosfere che catturano i sensi in cui il dinamismo ed il coinvolgimento, in una concezione moderna, sono l’anima dei suoi romanzi. Di rientro da un viaggio, l’autrice accetta di raccontare a Mangialibri che cosa fa delle sue opere un successo.

Sei appassionata di romanzi storici e thriller, quali sono gli scrittori con i quali ti raffronti e quanto il loro stile influenza le tue produzioni letterarie?
Se si deve “sognare”, meglio farlo in grande e quindi: per i grandi romanzi storici  le vette di Tolstoj e di Stendhal e, con l’avventura a far da padrona, chi meglio del magico Alexandre Dumas? Tra gli italiani poi mi piacerebbe raggiungere l’impatto descrittivo e la grande capacita di raccontare di Alessandro Manzoni, il coinvolgimento emotivo di Tomasi di Lampedusa e il rigore e la grandissima prosa di Maria Bellonci, ma senza dimenticare Ippolito Nievo. Per i thriller tento di instaurare il clima di suspence che tanto bene hanno  saputo regalarci John Grisham e Ken Follet in molti loro libri.

 

Come coniughi personaggi storicamente esistiti con quelli da te creati?
La storia è quella che è, ma permette di servirsi di personaggi inventati per costruire nuove storie. Ho scritto L’uomo dagli occhi glauchi perché mi affascinava quel ritratto di Tiziano. Non si sa chi sia realmente quel giovane inglese, ho fatto ricerche in merito ed è probabile che sia Lord William Cyssel di Burghley, il mio protagonista. L'uomo dagli occhi glauchi inizia a Carnevale: e non è un caso, come avrai capito, infatti il mio protagonista in un certo senso è un personaggio mascherato, ha un compito segreto.

 

Nei tuoi libri si parla una lingua ‘credibile’ per i tempi in cui ambienti le tue storie...
Sto molto attenta alla lingua in questo mio ultimo lavoro la situazione all’inizio può essere spiazzante perché alle autorità ai nobili bisognava dare del voi, ma loro potevano rispondere dando del lei.

 

I tuoi romanzi presentano sempre un buon equilibrio tra veridicità storica e fantasia. Quali altri ingredienti sono necessari per storie di costume di successo?
La veridicità storica rigorosa, deve fare da cornice, cedendo sempre il passo al romanzo, alla trama. Il lettore dovrebbe identificarsi con i protagonisti sognando, e vivendo le stesse avventure. Poi ci vorrebbe la “polverina magica” per tenerlo incollato alle pagine fino alla fine...

 

Una donna è il personaggio attorno cui ruotano le vicende del romanzo La gemma del Cardinale. Ritieni che le figure femminili possano cambiare il corso di eventi storici?
Sìììì! Qualche esempio a caldo: nell’antichità Elena di Troia, Cleopatra,  più di recente Matilde da Canossa, Caterina  Sforza, Isabella di Castiglia, Caterina de Medici,  Elisabetta d’Inghilterra, Caterina di Russia, Maria Teresa d’Austria… e ai giorni nostri speriamo in Angela Merkel! Amo molto i personaggi femminili perché sempre comprimari di qualità, donne importanti nella storia, e le ho sempre descritte con amore e intensità.

 

Il teatro e la cucina sono altri elementi ricorrenti nella tua scrittura...

Il teatro è una mia passione che mi piace infilare sempre nei miei libri in qualche modo. A tavola non si invecchia si diceva una volta, io amo la cucina e mi piace far mangiare i miei personaggi, per esempio ne L'uomo dagli occhi glauchi descrivo con cura la classica colazione romana tipica del mercoledì delle Ceneri.

 

In quali aspetti i personaggi del tuo romanzo La gemma del Cardinale possono essere considerati moderni?
Perché mi danno modo per mostrare e condannare cose che il nostro cosiddetto mondo moderno ci presenta  ogni giorno, sopraffazione di idee, violenza sulle donne.  I migliori tra loro, pur condizionati da usi, costumi e abitudini del loro tempo tenteranno di mediare il cambiamento, che li proietti verso un mondo migliore, più giusto forse, sicuramente diverso. Il XVI secolo fu un secolo di grandi mutamenti permeato di illuminazioni ma anche fanatismi esasperati, guerre epocali, lotte religiose, depressioni economiche, grandi carestie ma anche grandi conquiste. La civiltà lascia il Mediterraneo per affrontare l’oceano, l’ignoto, il futuro.

 

Come gestisci le trame?
Ho un’anima da giallista, l’intreccio mi affascina: durante la stesura mi piace disseminare piccoli indizi e qualche ostacolo, qualche trappola per il lettore che però è sempre in grado di capire le cose.
 

E cosa pensi della narrativa breve, tu che hai scritto molti racconti?
Un racconto è una storia dove convivono le situazioni di un romanzo. Amo scrivere racconti, è una bella sfida farlo… 


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