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I bambini senza nome

I bambini senza nome

Il telefono squilla, lei lo cerca frugando con la mano nella borsa. Risponde, un uomo la saluta. Lo riconosce subito, quel suo modo di parlare e di staccare la “o” finale è indimenticabile, anche se sono passati molti anni. Quel suo “Cia-o” la riporta immediatamente alla sua infanzia e alla Buca. Ha paura ed è arrabbiata, gli chiede come abbia fatto ad avere il suo numero. Lui sapeva che l’avrebbe ritrovata e la ri- conosce, anche lei ha appena parlato – urlato - staccando la parte finale della parola, è già rientrata in quel covo misterioso che li ha a lungo accolti: è sempre la sua Bianca. Nella Buca i bambini venivano chiamati così, con il colore con il quale si identificavano, o venivano portati a identificarsi in maniera talmente totalizzante da diventare, essere quel colore e ciò che quel colore rappresentava. Lei era La Bianca. La Bianca si chiede cosa voglia ora da lei, lei che ha tentato di risalire da quella Buca e di venirne fuori. Lui dice che non c’è riuscito, che continua a pensare a lei e a quello che è successo, che dorme e sogna la Buca. La Bianca era stata nominata tale perché era diventata come una montagna di neve, ferma e radicata, come una nuvola bianca, così luminosa da inondare di luce gli altri presenti, una volta riaperti gli occhi. Tra loro c’erano anche bambini che non erano stati ancora nominati, i senza-colore e bambini non troppo voluti nel gruppo...

È un romanzo che non lascia indifferenti, anzi, sconvolge e stravolge. Fin dalle prime pagine si entra in un contesto onirico, immaginifico, a tratti claustrofobico, ben sostenuto da una scrittura diretta e calibrata, che non si perde ma riesce a disorientare il lettore. L’incastro perfetto della trama regge per tutte le quasi duecento pagine: confonde, sì, ma avvince. Solo quando, proprio a pochi passi dal termine del romanzo, si riesce a mettere insieme ogni pezzo del puzzle avviene l’incanto: tutto magicamente torna e non si può non ammirare l’autrice, Alessandra Amitrano, scrittrice e psicologa prematuramente scomparsa nel 2022, per la costruzione di un intreccio così complicato - a tratti perverso, crudele, improbabile eppure credibile - in grado di attirare il lettore in una spirale di relazioni, collegamenti e significati dal quale si riesce sì a riemergere ma con un certo turbamento. Non si deve leggere il romanzo cercando con impazienza una risposta e tentando di comprendere ogni cosa prima del tempo, ma ci si deve abbandonare con fiducia. Bambini che diventano colori, un misterioso tappeto che riporta le costellazioni che si rifanno ai miti greci, una Buca e un Mondo di Altrove a cui tornare (o andare), un uomo Speciale che ha il potere di manovrare gli altri, prove da superare, racconti all’interno del romanzo e il passato che sembra sempre troppo pesante da sopportare: una lettura differente dal solito che richiede la disponibilità di addentrarsi in una realtà in penombra senza avere la certezza di vedere, alla fine, la luce.