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La voce dell’acqua

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Tōkyō, 1996. Miyako e Ryō tornano a vivere nel quartiere di Suginami, nella casa dei genitori rimasta vuota per un decennio. Dopo la morte della loro madre il padre si è trasferito in un appartamento, non vuole più vivere lì. Sia la casa che il giardino necessitano di manutenzione e solo dopo sei mesi di lavori la casa diventa di nuovo abitabile. Miyako si sbarazza dei mobili e degli oggetti rimasti lì inutilizzati dopo la morte della Mami, iniziando dalla cucina. Per quanta roba getti via, ce n’è sempre troppa. Scomparsa la padrona di quella cucina, gli utensili che prima sembravano vivi, di colpo perdono la loro luce. Dopo la cucina, passa agli oshiire, tirando fuori futon, piumoni, lenzuola, federe: è tutto ammuffito e da buttare. C’è una stanza però in cui i fratelli non entrano, è al primo piano e per sicurezza hanno messo un catenaccio alla porta. Quando Ryō va in ufficio e Miyako rimane sola, sente un ticchettio provenire da quella stanza. Anche se sa che sono le quattro pendole a colonna di suo padre, a volte dimenticandolo si spaventa. Per coprirne il rumore, apre la finestra del corridoio. L’odore dell’erba arriva fino al primo piano e le riporta alla memoria ricordi di gioventù: i giochi, la scuola, le vacanze, la tv e la sua amica Nahoko, che beveva litri e litri di Seven Up. Torna con la mente al 1969, aveva undici anni e Ryō dieci. Adesso abitano insieme. A volte Miyako sogna la mamma, che le parla chiedendole se è sicura che vivere con suo fratello sia una cosa buona. Glielo dice ridendo, ma lei ha paura. Si sveglia dal sogno sdraiata sul fianco sinistro. Ryō, che dorme alla sua destra, le dà la schiena. Ascolta il suo respiro, infila la mano sotto il piumone e tocca la sua. Non gli racconterà di questo sogno…

Kawakami Hiromi con La voce dell’acqua narra di relazioni e amori familiari e lo fa con delicatezza, tradotta dall’esperta Antonietta Pastore. È la storia di una donna, Miyako, che insieme al fratello, Ryō, di poco più giovane, torna a vivere nella casa natale dopo la morte della madre. Ripercorre le tappe della sua vita: da bambina, da trentacinquenne e da cinquantenne. Tutto il libro si snoda sull’alternanza di due figure, quella del fratello e quella della madre, Mami, donna bizzarra, dal temperamento insolito, che nasconde importanti segreti. Ryō ha vissuto il trauma dell’attentato col gas nervino sarin alla metropolitana di Tōkyō, ha pensato di morire e non ama parlare di sé. Miyako sogna e sente continuamente la voce materna che la tratta con dolcezza, come mai aveva fatto durante l’infanzia. La convivenza fra i due colma la distanza che si era creata negli anni, quando le loro vite correvano su binari separati e svela un nuovo e più profondo rapporto. I due fratelli si chiedono se il tempo abbia cambiato i loro sentimenti, se la loro è una famiglia, chi è il loro vero padre, rivisitano il rapporto con la madre, cercando che cosa si nasconde dietro una dimenticanza. In Miyako vivono sentimenti contrastanti per Ryō. Ha con lui un legame molto più forte, concreto e passionale dell’amore fraterno, un rapporto che sfocia nell’amore. E mette insieme, un pezzo alla volta, tutti gli elementi che hanno avuto importanza nella sua vita, raggiungendo pace ed equilibrio. Kawakami Hiromi va seguita con attenzione, le rivelazioni emergono poco alla volta. Con la forza di un linguaggio semplice ed elegante, permette al lettore di immedesimarsi nella situazione descritta lasciando, comunque, spazio alla propria immaginazione.