
Mozart conosce Haydn a Vienna nell’autunno 1784. I Sei quartetti KV 387, KV 421, KV 428, KV 458, KV 464, KV 465 editi dalla casa Art aria & Co. diretta da Giovanni Casimiro Artaria Mozart li dedica a Franz Joseph Haydn e lo fa esprimendosi in italiano con parole ricche d’ammirazione e con una complicità di chiara impronta massonica al punto da paragonare le sei partiture a dei figli. Così si esprime il compositore nella citata dedica: “Al mio caro Amico Haydn. Un Padre, avendo risolto di mandare i suoi figli nel gran Mondo, stimò doverli affidare alla protezione, e condotta d’un Uomo molto celebre in allora, il quale per buona sorte, era di più il suo migliore Amico. – Eccoti dunque del pari, Uom celebre, ed Amico mio carissimo i sei miei figli (…)”. La domanda di ammissione di Mozart alla loggia massonica di Vienna denominata “Zur Wohltätigkeit” viene registrata il 5 dicembre 1784 ed a seguito dell’approvazione da parte dei confratelli Mozart diventa apprendista il 14 dicembre 1784. Echi della cerimonia di iniziazione possono individuarsi in talune note dell’Andante del Quartetto KV 464, visto che la partitura viene terminata dal compositore il 10 gennaio 1785, proprio nel periodo di frequentazione della loggia. Il 14 gennaio 1785 è comunque certo che il musicista presenzia all’ingresso del barone Anton von Tinti e di Georg Spangler, (tenore nella cappella di corte) all’interno della loggia consorella della Zur Wohltätigkeit denominata Zur Wahren Eintrach. L’11 febbraio 1785 il musicista non può assistere all’iniziazione di Franz Joseph Haydn essendo impegnato nell’esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra KV 46639 al casino Zur Mehlgrube sul Neuer Markt, di proprietà del consigliere di corte Franz Sales von Greiner, padre della scrittrice Caroline Pichler e grande promotore della cultura viennese di fine settecento. In qualità di Maestro, Mozart compare al numero venti, quindi non come seguace di nuova nomina, in un elenco di membri di Zur Wohltätigkeit compilato il 24 giugno 1785.Il compositore al tempo abitava in Schulerstrasse 846, in un appartamento che rimarrà alla storia come Figaro-haus, perché lì soggiornò dal settembre 1784 all’aprile 1787, e quindi vi compose il primo capolavoro su testo di Da Ponte…
Il dotto saggio di Lidia Bramani ricostruisce minuziosamente la genesi dell’opera mozartiana soffermandosi ed analizzando il contesto culturale all’interno del quale il celebre musicista si formò e visse le esperienze più importanti della propria breve ed esaltante esistenza. Dall’attenta ricostruzione filologica compiuta dall’autrice consegue la chiara percezione che la genialità di Mozart fu frutto sì di un temperamento particolarmente precoce, ma anche di suggestioni provenienti dall’ambiente illuminista viennese frequentato assiduamente dal musicista a partire dal 1781, data del trasferimento di Mozart nella capitale austriaca. Un ruolo rilevante lo ebbe anche il padre di Mozart, Leopold, che secondo la tesi dell’autrice più che essere un educatore ambizioso e rigido come vuole la vulgata fu invece un padre stimolante e vivace di notevoli aperture mentali e di solida cultura. Fu Leopoldo, ad esempio, che trasmise al figlio la passione per le opere dello scrittore austriaco Christoph Martin Wieland, amico di Goethe e punto di riferimento dell’Illuminismo mitteleuropeo al punto da essere definito il “Voltaire tedesco”. Da questo humus e dai contatti con il poeta italiano Lorenzo Da Ponte derivarono, ad avviso dell’autrice, le tesi rivoluzionarie presenti nell’opera Le nozze di Figaro che la Bramani analizza in tutte le sfumature nella seconda parte del libro. Il compositore, in altri termini, non viveva di sola creazione artistica né di sola vita di corte, al contrario traeva fertili suggestioni da rapporti di amicizia con scienziati, medici, giuristi, letterati, filosofi, uomini politici, spesso aderenti alla massoneria le cui istanze entravano a viva forza nelle partiture musicali che il “genio” andava via via elaborando. Afferma l’autrice: “Non si può capire la forza espressiva di certe arditezze armoniche se non alla luce dell’interpretazione che Mozart vuole darci del testo di Beaumarchais ripensato insieme a Da Ponte”. Le sonorità presenti nell’opera che l’autrice tratteggia nella seconda parte del libro vanno dunque di pari passo con le idee. Uguaglianza tra uomo e donna, libertà, emancipazione sociale, abolizione della pena di morte erano questi i temi che affascinavano le menti dell’epoca e che il musicista condivise non trascurando di adempiere in una maniera singolarissima anche al proprio credo cattolico. In conclusione, Le nozze di Figaro e gli altri capolavori composti con il librettista Da Ponte (Don Giovanni e Così fan tutte) secondo l’autrice vanno interpretati come frutto di fertili contaminazioni dalle correnti filosofiche imperanti in Europa. Degne di menzione, nel testo, non solo le note di approfondimento acute e importanti ma anche l’interessante appendice posta al termine della prima parte del libro costituita dai tesori librari mozartiani. Di tratta di una breve sintesi di testi appartenenti alla biblioteca del compositore che solleticano la curiosità dei lettori musicofili e non, in quanto riportano nomi di scienziati o filosofi contemporanei del compositore e sconosciuti al grande pubblico (John Kirby, Friedrich Oetinger, Moses Mendelssohn, Hannah More).