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Cacio & Pepe – Due detective al ristorante

Cacio & Pepe – Due detective al ristorante

Francesco e Penelope, detti Cacio e Pepe, sono gemelli di 10 anni ma frequentano senza alcun problema ristoranti stellati. Strano? Non se la mamma è la temibile e temuta critica gastronomica Cesira Strapazzi, non a caso detta l’ammazzacuochi – in realtà la chiama così solo suo marito prendendola un po’ in giro, però rende l’idea – che scrive sulla rivista “Pane e odio” e dirige la prestigiosa ma spietata guida “L’ultimo pasto”. Quando va in un ristorante per il suo lavoro Cesira i gemelli se li porta dietro, perché secondo lei i bambini vanno educati al gusto. L’educazione – intesa come una vera e propria scuola – prevede degli esami, sicché i nostri due ragazzi ad ogni uscita sottostanno ad un esame, Cacio è preposto a riconoscere i gusti, Pepe invece deve riconoscere gli aromi e c’è da dire che sono bravissimi. Durante uno dei pranzi che poi Cesira dovrà giudicare, si annuncia una tragedia. La critica improvvisamente non sente alcun gusto, nessun sapore, nessun aroma. Gusto e olfatto andati. Tornati a casa il marito Gioachino, amante appassionato delle Tarantella chips e del cibo spazzatura in generale, dopo una lunga e attenta riflessione, stimolata da una generosa porzione di chips e bibite moooolto gasate, propone di risvegliare i sensi perduti (si spera non per sempre) con una delle sue famigerate cene a base di superschifezze. Detto fatto, in tavola davanti alla povera Cesira disperata arriva – tutto insieme – un buffet da far fare la ola a colesterolo e trigliceridi e instillare nel fegato pensieri suicidi, compreso il peperoncino più piccante al mondo. Tutto inutile, Cesira non sente niente. L’ultima speranza risiede nel dottor Sciroppato, che in un amen dà la sua sentenza. Disgeusia provocata da avvelenamento con litio...

Delizioso: non trovo aggettivi migliori per definire questo racconto illustrato da Laura Proietti. I due gemelli decenni (con un eloquio da fare invidia a molti professori ma perfettamente adeguato ai personaggi) si rivelano anche degli ottimi detective, fanno il punto con i loro genitori, la signora Rigatoni – assistente e segretaria nonostante una laurea in giurisprudenza e un’intelligenza esagerata – su chi possa odiare a tal punto l’ammazzacuochi e poi, esattamente come fanno con la mamma accompagnandola ai pranzi, accompagnano Gioachino nelle visite ai tre sospetti principali. Non trovando riscontri, coinvolgono i compagni di scuola e la fantastica cuoca della loro piccola scuola, perché a Pataracchio di sopra (che per chi non lo sapesse è vicino a Pataracchio di sotto), non ci sono le ditte esterne che portano anemici vassoi con piatti pronti ma la signora Frittola, che ogni giorno provvede a preparare per i ragazzi cibi sani e buonissimi, rispettando peraltro le loro esigenze e paturnie. Inizia così la caccia all’avvelenatore che finirà tra l’altro con un colpo di scena degno di un giallo per adulti. Luca Iaccarino è appassionato di cucina fin da bambino e forse anche un po’ predestinato, il giornalino della scuola in cui ha cominciato a scrivere si chiamava “La carota”. Critico gastronomico e autore di diversi libri che in modi differenti parlano di cibo e vita: perché questo è il cibo, un modo di stimolare la curiosità nei confronti del mondo e di tutte le sue componenti. Questo libro gli è stato “chiesto” esplicitamente dopo che per Un mare di libri, durante un pigiama party, ha disseminato pillole - sempre in una chiave adatta ai ragazzini – contro il cibo spazzatura, interventi che sono stati evidentemente apprezzati, a conferma se necessario che, con la giusta guida, per gli adulti del futuro c’è ancora speranza.