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Una ragazza come lei

Una ragazza come lei

A fine pomeriggio, quando sta per cominciare l’ora di punta, Deepak ha già fatto tre viaggi tra il settimo piano, dove sta il signor Williams, cronista televisivo di Fox News, il primo piano, dove si trova l’ufficio di contabile del signor Groomlat, e il sesto piano, dove deve portare il golden retriever dei Clerc, una coppia di francesi, per affidarlo sul pianerottolo alle cure della governante della famiglia ricevendone in cambio dieci dollari da consegnare al dog sitter. E non manca molto perché lo chiami la vedova Collins, che si ostina a chiudere ‒ come se qualcuno possa entrare nel palazzo senza che lui ne venga a conoscenza ‒ la porta di casa a tripla mandata. Ma le fissazioni degli inquilini del civico 12 di Fifth Avenue sono il suo vero e proprio pane quotidiano: e così, dopo aver aiutato la signora Collins a togliere come al solito la chiave dalla serratura e averla accompagnata al piano terra, Deepak risale immediatamente per correre dall’irresistibile sorriso (un sorriso con cui probabilmente è venuta al mondo) di miss Chloé, che lo aspetta davanti al cancelletto, gli chiede come sia andata la sua giornata, e come sempre lui risponde che si è trattato dei soliti alti e bassi: del resto, come potrebbe essere altrimenti, per qualcuno che passa la gran parte della sua giornata in ascensore? E Deepak è un vero artista: porta la cabina perfettamente a livello con i pianerottoli a occhi chiusi…

A Deepak mancano un anno, cinque mesi e tre settimane di servizio per poter realizzare il sogno di una vita: e si merita di poter finalmente vedere qualcosa andare per il verso giusto! Non che la sua esistenza sia stata sfortunata, ma certo non ha passato un giorno che sia stato uno senza lavorare alacremente in quel palazzo, luogo-non luogo come solo certi alberghi sanno essere, newyorchese popolato della più varia umanità in cui lui ha svolto da sempre in maniera impeccabile la sua mansione di addetto al lussuosissimo ascensore manuale, rifugio e ricettacolo di storie e umanità che ora la modernità incombente e vista come una falsa obbligatoria necessità nella società dei consumi che tutto sperpera vuole sostituire. Fortunatamente però arriva in suo soccorso da Mumbai, dove insospettabilmente, perché la sua apparenza è piuttosto trasandata, è a capo di una fortuna gigantesca, suo nipote: e chissà che non riesca anche a far di nuovo tornare il sorriso sul volto della deliziosa e sfortunata signorina dell’ottavo piano… Con prosa semplice e fruibile ma per nulla banale, e non priva di accenti lirici, personaggi divertenti à la Su e giù per le scale, mutatis mutandis, descrizioni azzeccatissime e tanti sentimenti, ma senza nemmeno un po’ di sentimentalismo o di retorica, Levy con maestria imbastisce una trama che sembra fatta apposta per il cinema e in cui ci si immerge con piacere per evadere con intelligenza dal materialismo mercificante che impera nel nostro tempo.